lunedì 24 gennaio 2022

Il made in Italy celebrato da Fendi

Lo scorso dicembre abbiamo avuto il piacere di visitare presso il Palazzo della Civiltà Italiana (noto anche come Colosseo quadrato) una splendida mostra nata con lo scopo di celebrare l’artigianato italiano.

 

 
 

Dal 2013 il palazzo ospita infatti la maison Fendi, la quale ha recentemente organizzato un’esposizione dal titolo “Hand in Hand” che ha permesso al pubblico di osservare da vicino l’iconica borsa Baguette reinterpretata secondo materiali e stilemi legati alle diverse tradizioni artistiche regionali italiane.


Il tema è sicuramente vezzoso e interessante e vogliamo condividerlo con voi. Cogliamo inoltre l’occasione per ringraziare il marchio Fendi per averci aperto le porte dandoci questa bellissima opportunità.

Il futuro che guarda al passato con ammirazione e devozione: all’interno di un’unica grande sala un lunghissimo tavolo da lavoro ci ha simbolicamente portati in giro per l’Italia mentre schermi ad alta risoluzione celebravano a rotazione le venti antiche tecniche regionali come il prestigioso tombolo aquilano e l’inimitabile tarsia sorrentina.

Ogni regione è stata rappresentata da una borsa modello Baguette (una particolare pochette dalla forma stretta ed allungata) accompagnata dal rispettivo corredo di materiali e attrezzi impiegati per la sua realizzazione, un pannello con approfondimenti e uno schermo su cui ammirare delle videoproiezioni degli artigiani all’opera. 

 


 

In circa un’ora siamo passati dal piccolo comune valdostano di Champorcher, in cui si tesse a mano la canapa, alla città di Trapani, nota per l’artigianato orafo e corallaio, passando per gli storici telai perugini e le botteghe marchigiane in cui si intrecciano sapientemente i rami di salice sin dal Rinascimento.

Abbiamo avuto la possibilità di ammirare da vicino la preziosa “granulatura” laziale, l’antica tradizione medievale della filigrana ligure, l’eleganza sinuosa della tecnica pugliese del pizzo “chiacchierino” e l’armonia delle spirali geometriche dei merletti di Isernia.

 

 

Siamo stati nel Varesotto per imparare le complesse tecniche di lavorazione della pelletteria, per poi spostarci nei laboratori di Udine dove la flora montana viene celebrata con piccoli e delicati ricami.  

Ci ha incuriosito tantissimo la tecnica del “Federkielstickerei” delle Alpi altoatesine, abbiamo scoperto la “pittura ad ago” piemontese ed è stato interessante constatare come in Toscana si possano creare borse senza cuciture.

Abbiamo viaggiato nel tempo, scoprendo gli antichi metodi calabresi di lavorazione delle fibre di ginestra e imparando come in Veneto telai del XIX secolo danno forma ancora oggi al ricco broccato veneziano. 
 

 

È stato interessante infine ammirare il perfetto equilibrio tra tessuto e decorazioni, come nell’elegante bicromia della pregiata lana sarda o nell’accostamento lucano tra il lino naturale e le vivaci cromie dei fiori selvatici.

Ovviamente non vi neghiamo di essere rimaste piacevolmente stupite dalla sofisticata  leggerezza della borsa che celebrava il mosaico ravennate.

 

 

Al termine di questa strepitosa esperienza ci sarebbe piaciuto molto poter parlare con gli artisti e gli artigiani, che tuttavia per ovvi motivi di sicurezza non erano fisicamente presenti: cogliamo quindi l’occasione per ringraziarli e complimentarci con tutti loro per la passione e la dedizione profusa in ogni singolo dettaglio. 

 

 

Testo e foto a cura di Giovannina Annarumma




lunedì 16 agosto 2021

Cosa c'è dietro la Monna Lisa?


L'opera più copiata e più famosa al mondo, nascosta dietro uno spesso cristallo che la protegge dalla polvere e forse da qualche incausto gesto di malintenzionati...all'interno di una delle sale maggiormente affollate del Louvre, di dimensioni davvero piccole tanto da lasciare a bocca aperta quando la si va a vedere la prima volta, nasconde ancora chissà quanti aneddoti e curiosità che non siamo al momento in grado di comprendere.
Se soltanto si decidesse di farla restaurare, e non credo avverrà almeno per i prossimi anni, scaturirebbero così tante nuove informazioni che i critici d'arte potrebbero continuare a scrivere per decenni.
Il fatto è che l'aspetto a cui noi siamo abituati oggi non è lo stesso voluto da Leonardo nel 1500. Il volto aneddotico, le graziose mani e soprattutto il delicatissimo paesaggio che le fa da sfondo sono completamente nascosti dietro uno spesso strato di vernice bruna.
Quel velo trasparente a base di resine naturali che gli artisti stendevano uniformemente sui loro lavori per proteggerli e dare un tocco di uniformità ai colori troppo crudi e stridenti, oggi è un velo giallo bruno opaco che non consente più di vedere i colori come erano in origine.

Per aiutarci possiamo osservare la copia più fedele e coeva alla Monna Lisa di Parigi, realizzata probabilmente da un allievo di Leonardo e oggi  conservata al Prado di Madrid. Prodotta verosimilmente nella stessa bottega, con la supervisione del Maestro evidentemente per la presenza dello stesso identico paesaggio di fondo, mostra colori completamente differenti, in quanto sottoposta ad un intervento di restauro nel 2010 che ha eliminato le vernici ossidate superficiali, svelandone così i pigmenti originali.


E sono sicuramente quegli stessi colori utilizzati da Leonardo nella sua opera parigina, il cinabrese, l'azzurrite, le lacche e i bruni delle terre naturali che si fondono in tocchi inconfondibili di pennellate impossibili da decifrare, come solo lui sapeva fare nel lunghissimo lavoro di composizione delle sue tavole. Il medesimo paesaggio dai toni azzurri che ci aiuta a guardare fino in fondo regalandoci una prospettiva aerea, dove i toni più scuri scandiscono e scolpiscono le rocce più vicine per sciarirsi man mano che le montagne e le colline più dolci si allontanano.


Un trucco che tutti i pittori oggi conoscono ma che a quel tempo il Maestro toscano ebbe modo di codificare e lasciare ai posteri come paradigma delle sue teorie sulla prospettiva aerea.
La Gioconda di Madrid dunque ci consente di immaginare come potrebbe essere il vero aspetto dell'originale di Parigi e credo che dovremo accontentarci per parecchio tempo della nostra capacità di immaginazione perchè un restauro oggi della piccola tavola del Louvre significherebbe per i francesi aggiudicarsi feroci critiche poichè, per i più, equivarrebbe a perdere un simbolo iconico a cui siamo abituati e ancorati, quindi una certezza. Esattamente come avvenne per i restauri della Cappella Sistina, ancora criticati dopo 30 anni, nonostante la dovizia di spiegazioni e chiarezza fatte dall'équipe dei restauratori e chi mi conosce sa quanto mi dilunghi nella visita ai Musei Vaticani, sull'aspetto prettamente tecnico di essi.
Occorre ricordare quanto siamo legati all'abitudine di vedere le immagini celebri sempre alla stessa maniera e il loro cambiamento ci provocherebbe solo disorientamento e rifiuto.

Per indagare la bellezza di questo paesaggio leonardesco ho avuto il privilegio di trovarmi a maggio davanti all'originale...per molti riconoscibile nelle Balze del Valdarno, presenti anche nei suoi manoscritti raccolti nel Codice Leicester. Una serie di punte aguzze che fuoriescono da campi coltivati e boschi, creando file di forme diversificate fatte di sabbie e argille che l'artista ebbe modo di scoprire e studiare tanto da inserire in moltissime delle sue celebri opere. A trovarsi lì e immaginarlo intento a studiarne profili e profondità fa venire i brividi!


Un itinerario bellissimo che consiglio a chi vuole emozionarsi, per trascorrere qualche giorno nella vicina Val d'Ambra, a pochi chilometri da Siena, Firenze e Arezzo. 
Segnalo a tal proposito un bellissimo Agriturismo, all'interno di un antico casale ristrutturato, La Casa di Life, con caratteristici appartamenti e vista mozzafiato sulle vallate toscane circostanti. Siamo nel piccolo borgo di Cennina, un punto strategico per fare un tuffo nel passato e godersi le perle della natura e dell'arte Toscana.
Dal 24 al 26 settembre ci ospiterà per ripercorrere i passi di Leonardo e Piero della Francesca, nella vicina Arezzo, all'insegna della cucina toscana e del buon vino che non può mancare mai. Per informazioni scrivere a info@officinadelleartiantiche.it 







 

mercoledì 7 aprile 2021

Come realizzare un Mosaico in maniera facile e divertente






Le nostre attività manuali nelle scuole e con i turisti sono momentaneamente sospese, come i vari laboratori che mensilmente proponiamo a Roma. Ma non dobbiamo assolutamente perdere la voglia di realizzare qualcosa manualmente...perchè ci aiuta a trascorrere piacevolmente del tempo liberando la nostra creatività. Ed è pura terapia!!

Voglio dunque proporvi un modo veloce e poco costoso per riuscire a realizzare piccoli mosaici direttamente a casa vostra. Servono poche cose e tanta fantasia.

La parte più divertente è la scelta delle tessere! Abitando al mare adoro raccogliere sulla spiaggia i frammenti di vecchie mattonelle rotte che le mareggiate rilasciano sul bagnasciuga con i contorni completamente arrotondati: tante fantasie e colori molto carini. Ma potete anche decidere di acquistare a poco le vere tessere da mosaico che trovate cliccando qui  scegliendo tra una serie varia di soluzioni economiche e farvele recapitare direttamente a casa. Di solito le tessere in pasta vitrea nei neglozi di belle arti sono le più costose ma sicuramente l'effetto è tra i più suggestivi.
Poi procuratevi una base solida che può essere il retro di una mattonella, una tavoletta di legno (meglio sottile) o una qualsiasi altra base la cui superficie risulti liscia e pulita.



Durante i nostri corsi si utilizzano tessere in marmo policromo ma non è facile trovarle, soprattutto in questo periodo e andrebbero acquistate in quantità elevate per ogni tonalità. Opterei quindi per una confezione di tessere di pasta vitrea di vari colori che vi permettano di creare qualcosa di allegro e vivace. Potreste realizzare un sottopentola o semplicemente un piccolo mosaico da appendere per ravvivare un punto della casa o della terrazza. Poi servirà della colla vinilica ed un pennello vecchio con setole morbide, per stendere la colla sulla base.

Dopo aver quindi ordinato le tessere e reperito tutti i materiali, cercate un disegno sul web per ispirarvi, oppure divertitevi a comporre direttamente con la fantasia. Consiglio qualcosa di semplice, geometrico... tipo un motivo a rombi o quadrati da ripetere in serie, o un elemento che dal centro si sviluppa concentricamente verso l'esterno con vari colori che proverete prima a montare poggiando solo le tessere su di un foglio bianco. Cercate di evitare le linee curve, per cominciare, poichè occorrerebbero altri attrezzi per tagliare le tessere e il lavoro potrebbe diventare complicato.

La composizione dovrà rispettare le dimensioni della base quindi prima di tutto disegnerete il contorno di essa sul foglio a matita, per avere lo spazio all'interno del quale comporre la decorazione, senza uscire dai bordi.


Questo primo progetto potrà essere fatto e rifatto più volte, perchè le tessere sono solo appoggiate sulla carta. Una volta terminata la composizione che più vi piace è il momento di smontarla e rimontarla  sulla base, su di una stesura di colla. 

Una regola importante è NON iniziare ad attaccare a caso le tessere. Occorre rispettare un ordine di smontaggio dalla carta e rimontaggio sulla base con la colla che vada da un lato verso l'altro e per file parallele. La colla stesa col pennello lascia qualche minuto per riposizionare le tessere, ma se optate per un disegno un pò complesso potreste rischiare di perdervi e non riuscire a ricostruire il tutto come era in origine. Perciò, iniziando ad esempio da destra, si stende una striscia di colla, si smonta una fila tessere e si applicano, una ad una, su di essa per poi passare alla seconda striscia fino a completare il tutto, procedendo verso il lato opposto. 

Le tessere vanno posizionate sulla colla vicine tra loro, senza lasciare spazietti o interstizi, a meno che non vogliate fare una composizione un pò più moderna come nelle foto iniziali dell'articolo.

Altro consiglio, non esagerate con la colla! Non deve essere stesa in quantità eccessiva poichè potrebbe fuoriuscire tra le tessere mentre le montate e, nonostante poi divenga trasparente, non verrebbe un lavoro pulito.

Buon divertimento e scrivetemi per altri consigli!

Cecilia Marzi



martedì 9 marzo 2021

La tecnica dell'Encausto. Dove, come, quando.


Con la parola encausto ci vengono subito in mente le pitture di Pompei e cercando sul web, si inciampa ancora nella definizione di una delle tecniche predilette dai Romani nella pittura murale. Se ne parla inoltre a proposito degli ipotetici tentativi fatti da Leonardo nella Battaglia di Anghiari, mai trovata nella Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio e a oggi immaginabile solo attraverso le varie copie del cartone originale sparse per il mondo. In realtà l'encausto non è nulla di tutto questo!

Iniziamo a fare chiarezza riavvolgendo il nastro e cominciando da capo. Intanto la tecnica dell'encausto si distingue da tutte le altre maniere di dipingere per l'uso della cera d'api come legante del colore. Ogni tecnica pittorica prevede l'uso del pigmento puro e di una sostanza che funga da colla per fissarlo al supporto, così come lo è l'uovo per la tempera delle pale d'altare del Medioevo o l'olio di lino per le tele.

Le prime manifestazioni si hanno nella pittura Greca, con Apelle massimo esponente, quando si amava decorare piccole tavole di legno (Pinakes) che abbellivano le case e i palazzi principeschi. Ma nulla di tutto questo rimane d'altronde per l'estrema fragilità del materiale. In un capitolo a parte vanno invece menzionati gli incredibili esempi notoriamente chiamati ritratti del Fajum, ascrivibili al II° secolo d.C. circa e ottimamante conservati grazie al clima perfettamente asciutto dell'Egitto. 

A proposito del metodo ci viene in aiuto Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, quando cita il metodo di preparazione del legante, la cera d'api: questa prendeva il nome di Cera Punica e veniva bollita in acqua di mare per essere sbiancata e  diventare parzialmente solubile in acqua, in modo da poter essere poi più facilmente utilizzata mescolata ai colori, sia a freddo che a caldo. Utilizzando pennelli o sottili attrezzi metallici tipo spatole, si ottenevano variegati effetti che ancora oggi sono accostati alla pittura degli Impressionisti. 

Sempre su legno si dipingeva attraverso l'uso dei colori mescolati a cera, soprattutto su superfici che potevano subire i danni per l'usura come le imbarcazioni o i mobili, ma sempre trattasi di supporti in legno.

E dunque, come si fa ad arrivare ai muri delle domus di Pompei o alla tanto famosa Villa dei Misteri, proprio da alcuni esempio massimo dell'encausto romano? 

Intanto è assolutamente impensabile che tutto questo si sia perfettemante conservato dopo il 79 d.C. quando lapilli e lava incandescente hanno completamente sommerso la città! Se quei colori oggi in gran parte perfettamente conservati fossero stati realizzati con l'uso di cera come legante...le pitture si sarebbero letteralmente sciolte. Quindi la risposta è logica e di buon senso: nelle pitture murali romane non esiste l'encausto! Risolto per logica questo assioma si va oltre. 

Sul muro si utilizziva esclusivamente la tecnica dell'affresco, descritta da Vitruvio attraverso ben sei strati sovrapposti di intonaco ampiamente trattata in un precedente articolo e rifiniti con le "politure". Mai si parla di uso della cera tranne nella protezione di uno dei pigmenti più velenosi, il cinabro, noto già al tempo per il suo scurirsi a contatto con l'aria. Oggi conosciamo bene la motivazione di questo trattamento solo superficiale, per evitare l'ossidazione del pigmento dovuta alla sua composizione chimica a base di mercurio. 


Per il resto la tecnica dell'encausto rimane anche nel Basso Medioevo ad uso esclusivo delle tavole votive, ancora oggi visibili in alcune Basiliche di Roma, fino lentamente a scomparire e lasciare il suo posto alla tempera a uovo che, con maestria, i pittori impareranno ad utilizzare come gli orafi che incastonano smalti nei reliquiari. 

E a proposito di Leonardo e dei suoi tentativi di sperimentare l'encausto? A breve un articolo a lui dedicato e a tutti i suoi linguaggi eclettici.


giovedì 21 gennaio 2021

Rimedi per questi tempi


Ogni giorno, quando riusciamo ad incrociare con gli occhi qualcuno, mestamente lanciamo la stessa espressione di rassegnazione ormai da mesi. Il nostro adattamento alla realtà di questo tempo sta diventando frustrazione nel migliore dei casi, o molto peggio per chi ha visto cadergli addosso una montagna di problemi, per non parlare delle perdite di affetti e amici. Siamo in tanti arrivati ad un binario morto, completamente incapaci di pensare ad una ripartenza del treno. I più giovani sperimentano una deleteria solitudine che sperano di colmare attraverso social e flebo di video anestetizzanti. Noi adulti, totalmente spiazzati e impreparati ad affrontare tutto questo, cerchiamo di creare una quiete almeno mentale che ci permetta di andare avanti ogni giorno. Ci sentiamo soli, isolati, daremmo qualsiasi cosa per tornare alla vita normale di sempre, che pur ci tormentava con ritmi forsennati, ma oggi ci manca più che mai. 

Per quello che mi riguarda ho trovato conforto e linfa vitale in alcuni testi  che mi sono ritrovata tra le mani. Ho avuto la conferma di quello che sostengo da tempo, per averlo sperimentato nel lavoro di insegnante e divulgatrice d'arte. Uno dei rifugi miei prediletti, ma che consiglio a chi mi sta leggendo, è senza dubbio la creatività. Le nostre capacità manuali sono incredibilmente infinite, seppur nessuno ne conosca le potenzialità. Tante volte, ai miei corsi, mi sono sentita dire "non sono capace" o "non ci riesco". Quelle parole che ci rimbombano nella testa ogni volta che siamo di fronte ad una nuova sfida. Frasi che nella maggior parte dei casi ci siamo cuciti addosso spesso grazie anche ad insegnanti incapaci (loro sì) di vedere in fondo ai nostri occhi di bambini insicuri. Quanta responsabilità...quante persone hanno optato per carriere o mansioni lavorative poco gratificanti per non aver avuto incoraggiamenti e stima al momento giusto. 


Oggi, nel disegno, nella pittura, la maggior parte delle persone si sente completamente inadeguata. Il panico del foglio bianco, del pennello che non si sa come tenere, dell'effetto dei colori mescolati tra loro. Un muro mentale che da anni cerco di abbattere prima nelle scuole, quando i ragazzi risultano già programmati a considerarsi incapaci, fino ai tanti adulti esperti di altre discipline e capaci nel loro lavoro ma che...sostengono di non essere portati per la pittura! 

Per me è diventata ormai una missione: al di là dell'insegnare metodi, tecniche o spiegare i monumenti e le opere antiche, so che c'è urgenza di abbattere questo limite. Perchè? Semplice. Fare arte, sporcarsi le mani, creare con mille materiali diversi...FA BENE! E non soltanto a chi lo sa fare ma soprattutto a chi in questo mondo non c'è mai entrato. E' un viatico per l'anima, un momento in cui volersi bene esprimendo il nostro io più profondo. Questo è l'arte, esprimere sè stessi all'interno di un momento "sacro", perchè nostro. Il tempo non esiste, i pensieri scompaiono e con essi le paure. Si inizia invece a generare una nuova voglia di vedere le cose, una cura e attenzione verso ciò che ci circonda che di solito non abbiamo.

Dopo avere realizzato qualcosa, nel momento in cui ci allontaniamo per guardare meglio, girando la testa per aggiustare la visione del nostro lavoro, appare una scintilla nei nostri occhi, una luce diversa. Tutti coloro che ne hanno fatto esperienza possono darmi ragione. Ho visto nascere nuove passioni, ho visto talenti nascosti che hanno scelto nuove strade da percorrere, ho visto brillare gli occhi e tanta gioia. Questa è la gratificazione più grande.

Quindi...nell'era digitale in cui infiniti tutorial ci mostrano tutto ed il contrario di tutto, basta scegliere per trovare uno spazio personale in cui liberarsi e viaggiare, seppur da casa, verso dove vorrà portarci la nostra fantasia. Perchè, ricordiamoci, siamo comunque capaci di tutto, imparando e utilizzando piccole e poche regole, possiamo fare qualsiasi cosa e soprattutto trarne beneficio. Nessuno vuole diventare Michelangelo, ma dai grandi maestri possiamo essere ispirati per come poter elevarci ad un livello superiore.

Iniziamo dipingendo una sedia vecchia, poi acquistiamo una piccola tela o dei fogli e con i colori che abbiamo a casa, ispiriamoci ad un'opera che ci piace o guardiamo fuori dalla finestra. Tutto è perfetto per iniziare a far uscire dalle mani quello che è fermo dentro di noi da troppo tempo.

Cecilia Marzi

martedì 29 dicembre 2020

Come si pulisce un quadro



Se avete trovato un dipinto antico in casa, nascosto da tempo in soffita o attaccato in un angolo buio della casa perchè troppo scuro per poter essere esposto adeguatamente, potrebbe essere arrivato il momento di osservarlo e pensare di farlo restaurare. In tanti anni di lavoro mi sono imbattuta in un'infinità di oggetti anche di pregio che i proprietari conservavano in casa senza rendersi conto del loro valore. 

Il restauro è il momento in cui si decide di aumentare gli anni di vita ad un'opera, eliminando danni dovuti al passare del tempo per tornare ad apprezzare le sue caratteristiche artistiche nella loro totale completezza.

Spesso ho sentito clienti che avevano tentato di provvedere personalmente alla pulitura di superifici dipinte con i tradizionali metodi del "sentito dire" che vanno dalla cipolla alla patata sbucciata ed il web è ancora inondato di articoli che spiegano come si fa... ecco, meglio di no. Perchè, ad esempio, la cipolla rilascia ammoniaca e acidi solfenici che potrebbero danneggiare alcuni pigmenti se rimane sul dipinto dopo essere stata strofinata, ma soprattutto non elimina lo strato di vernici ossidate. 


L'operazione della pulitura (e non pulizia come erroneamente qualche volta si dice) è infatti apparentemente la fase più semplice tra le varie operazioni del restauro di un dipinto, che sia tavola, tela o pittura murale, ma è da considerarsi il momento in cui si procede senza possibilità di reversibilità, cioè non si torna indietro. Qualsiasi sostanza utilizzata va conosciuta dal suo punto di vista chimico in modo da scongiurare danni irreparabili. Il suo scopo è esclusivamente eliminare il velo bruno che offusca i colori per tornare a vedere le cromie originali quasi come al momento della loro stesura da parte dell'artista. Infatti, fino ad oggi, molti autori ancora utilizzano, una volta completato e asciugato bene il loro dipinto ad olio, della vernice finale trasparente per proteggere i colori. Questo leggero film col passare dei decenni reagisce con l'ossigeno e gli agenti presenti nell'aria ossidandosi, da qui l'ingiallimento progressivo del dipinto che va ad offuscare in modo uniforme tutta la superficie. Ciò che alcuni definiscono "aspetto antico" è dunque la vernice finale ingiallita. La pulitura serve a toglierla per poi sostituirla con una nuova stesura trasparente, che riporti i colori alla loro tonalità originale.

Qualche volta alcuni dipinti sono stati già sottoposti a restauri in epoche passate e sicuramente si trattava di pittori allo sbaraglio che utilizzavano materiali non idonei per risolvere cadute di colore o altri danni presenti sull'opera. In quel caso l'occhio esperto troverà il solvente adatto per eliminare eventuali ridipinture moderne e altri tipi di sostanze sovrammesse quali colle, cere, ecc. 

Detto questo si comprende ancora di più perchè non è proprio consigliato avventurarsi nella pulitura di un proprio quadro... proprio per non rischiare di combinare pasticci irreversibili.

Nel video però si può vedere quello che è di solito nascosto nelle mura di una bottega di restauro. La prova che permetterà di comprendere il tipo di solvente adatto da utilizzare per procedere alla fase della pulitura e liberare il dipinto dello strato scuro che lo appesantisce. In questo caso il dipinto, tenuto per anni in soffitta dal proprietario, ha rivelato di essere firmato e datato, elementi importantissimi per l'eventuale stima del suo valore.


Prossimamente vi mostrerò la pulitura completa di questo dipinto in cui sto lavorando in questi giorni.

Cecilia Marzi 



Il riciclo creativo di Anna

  Carissimi, oggi inauguriamo ufficialmente una rubrica a cui teniamo particolarmente, un piccolo spazio in cui approfondire e scoprire ...